Julio in Paris - 2024 Edition
Elenco semi-serio di perle di saggezza di Julio Velasco - che va a Parigi come favorito. BONUS TRACK: fatti curiosi per prepararci alle Olimpiadi
Julio Velasco non è uno psicologo, d’accordo. Allena la squadra italiana di pallavolo femminile, ma lo fa praticamente nel tempo libero. Quando lavora, invece: sforna perle di saggezza psicologica, che qui Mercoledì prova ad elencarti ed espandere.
Vedi? Mercoledì è qui per questo: per spiegarti scientificamente la psicologia usando quello che accade nel mondo, senza troppi fronzoli. Aiutala a diffondere il suo messaggio.
Se non hai bene in mente, chi è Julio(ne) Velasco, qui un riassuntino. Per tutti gli altri, andiamo al sodo.
SULLO SVILUPPO (FEMMINILE)
1. I tuoi più grandi nemici sono l'ansia e il dubbio.
In un recente articolo sul Corriere della Sera, spiega che allenare team di ragazze è più complesso.
Le ragazze, in generale, odiano sbagliare e fanno fatica a perdonarsi un errore, e di conseguenza sono più portate a dubitare di loro stesse.
2. Se sei sicurǝ di te, impari più velocemente.
Imparare è una funzione centrale. Spiega Velasco
Chi è sicurǝ, non SE dà alibi e SE assume le sue responsabilità. Sapendo di essere forte, sa di poter recuperare.
Detta così, sembra una roba gigantesca. Chi di noi - ragazza, parliamoci chiaro - si sente f-o-r-t-e a priori? E’ la distinzione fra insicurezza e auto-efficacia che ci può aiutare, allora. In altri termini: non dobbiamo sentirci sicurǝ su tutto, basta sentirsi forti in un ambito, per imparare più velocemente. Parti da una cosa nella quale ti senti un drago e vedi come impari lì. Poi, usa quella sensazione per andare anche in altri ambiti per migliorarti. Una specie di effetto domino.
3. In campo, nei momenti decisivi, sei solǝ.
E continua:
Gli atleti sono soli, e non c'è allenatore o staff che tenga.
Qualsiasi scelta condivisa, questione familiare, qualsiasi nodo da sciogliere in campo: c’è la tua faccia lì davanti, le emozioni e le tue personalissime modalità di levarti dai guai. Lo sai tu e lo sanno gli altri - psicoterapeuta, coach, capǝ. E’ un fatto ineluttabile questa solitudine. C’è almeno un lato di luce, però: le ricette che valgono per un altrǝ possono non applicarsi a te. Ecco perché l’auto-ascolto è così importante. Nessuno ti può sostituire nella tua vita. E meno male.
4. Ci si mantiene giovani, quando si sbaglia e bisogna risolvere.
Nell’intervista a Montemagno qui sotto (quell’oretta che ti ho risparmiato ma che, invece, ti consiglio di affrontare se vuoi approfondire il personaggio), ad un certo punto Julione dice qualcosa come:
Quando mi perdo e qualcuno ME dice: “Non si può sbagliare, è facile”, mi blocco e mi innervosisco subito. Non ho orientamento, confondo le strade e in auto sono un disastro. In quei momenti, quando subentra la paura, basta un piccolo aiuto. Se qualcuno ME dice: “Guarda, so che è difficile, ma ti garantisco che ne veniamo fuori” è diverso, ME aiuta e ME fa crescere.
Morale della favola: Trovati gente che ti dica bene le cose, che articoli in maniera corretta il modo con cui ti supporta. Fa la differenza.
SUL LAVORO
1. Se vuoi diventare un campione, devi fare DE PIU’
E’ uno dei suoi gesti più iconici: pollice e indice in quella posizione che fanno una piccola rotazione in avanti. Lo faceva compulsivamente quando commentava lo sport in tv (no, non ho trovato video, sarebbe stato troppo bello)
SI vuoi essere un campione, devi fare quel qualcosina DE PIU’
Che cosa significhi, ognunǝ nel proprio campo, lo può immaginare.
2. Puoi perdere malamente un set, ma vincere quello successivo
Questo è anche merito dello suo sport, d’accordo. Però la mentalità vincente è quella che ti permette di sbagliare ma non subire, che ti mantiene intatta la testa, la tua integrità, e te la propone per l’occasione successiva.
3. Bisogna essere squadra, non andare a cena insieme
I team di lavoro spesso viaggiano sull’ambiguo adagio che per lavorare occorra essere amici, raccontarsi i fatti propri, bersi una birretta. “Passiamo così tanto tempo insieme, mi sembrerebbe innaturale” sostiene qualcuno. Julione ne esplora un altro lato, mettendo al centro ciò che richiede il lavoro - supporto, non amicizia.
Quando sento il ritornello: "abbiamo vinto perché siamo un bel gruppo" ME viene da ridere: e SI avessi giocato male, il gruppo non sarebbe bastato? La verità è che bisogna essere squadra, non andare a cena insieme.
4. COMO SE fa a fare il capo?
5 minuti per chi voglia capirne DE PIU’, oppure COMO spedirlo a chi di dovere.
E ora?
BONUS TRACK - Fatti curiosi per prepararci alle Olimpiadi
Fare bene il tifo in francese. Qui un video illustrativo
Sapere quando guardare le partite di Velasco: qui il calendario
Sapere che al centro di ogni medaglia, c’è un pezzo di ferro della Tour Eiffel a simboleggiare la forza e la resistenza del metallo, pensa un po’ te
Che disagio: le gare di surf saranno a Tahiti, Polinesia Francese, l’isola di Gaugin
Liberté, fraternité, égalité: sono questi i valori delle mascotte di Olimpiadi e Paraolimpiadi - Les Phryges, i capelli frigi della Rivoluzione francese.
E infine: l’ultima gara delle Olimpiadi sarà, come al solito, la maratona. Ma, attenzione: per la prima volta nella storia il percorso sarà aperto a tuttǝ. La sera del 10 agosto, infatti, atleti e non meglio precisate celebrities apriranno la fila di chiunque voglia correre. Due percorsi: uno dei canonici 42 km e passa e uno di 10 km. Vuoi iscriverti all’ultimo? Prova qui!
Grazie per aver letto fino a qui! ;)
Fammi sapere che cosa ti colpisce di queste Olimpiadi che arrivano sabato, che ne parliamo.
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
M(ercoledì)arzia
Dalla lettura di Mercoledì.
In realtà, se uno potesse capire una storia qualunque, e ricavarne un qualunque tipo di utilità, come si ricava il succo dal frutto, nel mondo non ci sarebbero così tante storie e così poche illuminazioni. La quantità di confusione e smarrimento pro capite, al contrario, sembrano aumentare proporzionalmente al numero di racconti che se ne fanno. (…) E così, mi capita di iniziare a pensare che noi non siamo fatti per capire ciò che ci viene raccontato, ma per spingerlo avanti nel corso del tempo, come un fiume in piena spinge avanti i tronchi degli alberi caduti, o come gli scarabei stercorari spingono avanti, senza troppe domande, la loro pallina di merda. E io continuo a spingere la mia.
Emanuele Trevi, Senza verso. Un’estate a Roma, pp. 106-107