Quell'attività semi-convulsiva che chiami RISO
E' Darwin a scriverlo, è il 1872. Nel 2025 è ora di chiedersi: Quanto rido? Se la risposta è "non abbastanza", qui trovi un paio di soluzioni.
Due sono le emozioni di cui Papa Francesco era un instancabile promoter: GIOIA e TENEREZZA. Se dalla prima discende il RISO - attività per la quale dovremmo tutti avere un conto deposito in banca ENORME, al quale attingere quando le cose vanno così così - la seconda è un’emozione trasformativa, ma poco studiata.
Eppure, entrambi sono posti in cui andiamo quando il cuore è aperto. Vale la pena approfondire, non credi?
In questa newsletter:
analizziamo il riso e la gioia;
ti parlo della gioia premonitrice - l’esperienza terrificante della gioia, che sperimentano soprattutto i genitori;
ti consiglio un paio di libri per allenare ad aprire il cuore;
ti regalo una playlist di canzoni per investire in RISO e TENEREZZA. Vedrai, danno gran gusto.
Per ridere (di gusto) bisogna essere almeno in due
RIDERE è una cosa super seria. Lo diceva già una mia “vecchia” prof (qui).
Nonostante sia un’attività che tutti sperimentiamo continuamente (se stai pensando: “Sì, magaari!”, skippa e vai qui sotto che ho un paio di indicazioni da darti), non è così facile definirla.
Intanto, ridiamo per diversi motivi: qualcosa di buffo e inatteso, quando siamo contente, ma anche per sarcasmo o per difenderci.
In più, ridiamo più forte quando siamo insieme. Lo scriveva già il buon Darwin, a fine Ottocento.
Un bambino non riesce a farsi il solletico da solo, o se ci riesce, l’effetto è molto minore di quando è un’altra persona a farglielo. La stessa cosa si può dire a proposito della mente: un elemento importante della comicità sembra essere l’imprevisto, l’idea insolita o assurda che interrompe il corso abituale del pensiero. (…) Ho sentito un bambino di neanche quattro anni che, alla domanda su che cosa volesse dire essere di buonumore, rispose: “E’ ridere, parlare e dare baci”. Sarebbe difficile trovare una definizione più giusta e più precisa.
Charles Darwin, L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, p. 279-287
Bene, allora, ridiamo, parliamo e diamo baci alla gente.
C’è un lato oscuro, però.
Accade che la gioia si possa accompagnare al senso di un’imminente catastrofe. Ha un nome questa sensazione: si chiama “gioia premonitrice”. La sperimentiamo tutti, ma di più chi è genitore.
Quando faccio i miei talk, la gente è sempre sorpresa di scoprire che la gioia é l’emozione più vulnerabile che abbiamo. Dal momento che studio la paura e la vergogna, chi mi ascolta è spesso parecchio esitante nel credere che una cosa così positiva come la gioia ci faccia così paura. Così, condivido una cosa che sono certa essere sorprendente per la maggior parte di noi.
Se hai paura di abbandonarti alle buone notizie, ai momenti meravigliosi e alla gioia, se ti ritrovi ad aspettare che una cosa terribile accada, non sei il solo. Si chiama gioia premonitrice e la maggior parte di noi la sperimenta.
Questa emozione è una di quelle esperienze praticamente universali che ognuno di noi sperimenta convinto di essere l’unico a provarla. (…) E per chi è genitore è ancora peggio.
Il 95% dei genitori che abbiamo intervistato sperimenta questa gioia premonitrice con i propri figli.
Quando perdiamo la tolleranza alla vulnerabilità, la gioia diventa premonitrice, spaventosa. Nessuna emozione è più spaventosa della gioia, perché crediamo che se ci permettiamo di sentirla, stiamo invitando il disastro ad entrare. Iniziamo a provare la tragedia nei momenti migliori della nostra vita per evitare che la vulnerabilità ci prenda il sopravvento. Siamo terrificati dalla possibilità di venire accecati dal dolore, e così facendo pratichiamo la tragedia e il trauma. Ma c’è un costo enorme, nel farlo.
La notizia positiva? Nella nostra ricerca abbiamo scoperto che le persone che hanno una capacità profonda per la gioia hanno una cosa in comune: praticano la gratitudine. Nel mezzo della gioia, spesso si avverte un fremito, un brivido di vulnerabilità. Invece di usarlo come un segnale d'allarme per esercitarsi a immaginare il peggior scenario possibile, le persone che si abbandonano alla gioia usano questo fremito come promemoria per praticare la gratitudine.
Brenè Brown, Atlas of the heart, 2021, p. 215
Che poi, è pure una strategia, essere allegri, come canta Jovanotti: Mormora, la gente mormora. Falla tacere praticando l’allegria.

Libri da tenere sul comodino per tenere il cuore aperto
Ti consiglio questi due, non mi parlare dell’intelligenza emotiva di Goleman che l’ho trovato tanto noioso.
INDICAZIONI PRATICHE PER APRIRE IL CUORE
Rimpingua il tuo conto in banca delle risate.
Cos’è che ti fa ridere?
Bene: dedicaci un minuto al giorno, perlomeno.
A chi scrive, ad esempio, fa molto ridere vedere video di gente che cade (su IG c’è un profilo crudele dedicato ai tuffi: @tuffimale) o, ancora meglio, risposte assurde ai quiz. Mi chiamo Mercoledì mica per niente.
Disegna una cosa che dà significato alla tua vita.
Luca Mazzucchelli, nel suo L’era del cuore, scrive: “Non chiederti che cosa ti rende felice, ma cosa dà un significato alla tua vita”.
Ecco, ora che ce l’hai, disegnalo con la prima cosa che ti capita a mano.
Espandi il presente.
Stai vivendo un bel momento? Anziché dare spazio alla gioia premonitrice e iniziare a guastare tutto, dilata quel momento e goditelo fino in fondo.
Esprimi quello che provi a chi è con te, ringrazialo dettagliatamente, fai uno sforzo.
Coltiva connessioni significative.
Per ridere bisogna trovare qualcuno con cui farlo, dicevamo.
Benissimo: coltiva allora le relazioni in cui sai di poter ridere di gusto, e molla quelle in cui sei inibito a farlo.
Il conto in banca di cui sopra ringrazia.
Diventa una persona meritevole di fiducia.
O, come dicono gli ammericani, build your narrative trust. Lo si fa uscendo dalla zona di confort e imparando qualcosa di nuovo, sperimentando nuove modalità di meritare fiducia.
Ad esempio, chi scrive, regala ai suoi studenti pensieri che fa su di loro: canzoni o romanzi che gli vengono in mente, stimoli per le loro ricerche, piccole cose significative. C’è il rischio di essere presi per ridicoli? Certamente, ma senza rischi non si cresce, gente.
Infine: per ritornare da dove abbiamo iniziato, ecco il messaggio di Papa Francesco sul RIDERE riletto ieri sera da Luca e Paolo.
Prego: è molto bello, lo so.
Qui, invece, trovi un po’ di musica per rimpinguare quel conto deposito.
Grazie per aver letto fino a qui! ;)
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
M(ercoledì)arzia
Dalla lettura di Mercoledì.
Ci vuole coraggio per vivere secondo i principi di un’etica d’amore, perché per farlo bisogna imparare ad affrontare le proprie paure. Non è detto che la paura se ne vada, semplicemente non ci sarà più di ostacolo.
Chi ha già scelto di adottare un’etica d’amore sa che quando lasciamo risplendere la nostra luce attiriamo a noi chi risplende della stessa luce e ne vaniamo attratti.
Non siamo soli.
bell hooks, Tutto sull’amore, 2022, p. 85