Rose rosse per te
Storia psicologica delle rose, dalla regina Elisabetta ai due Freud. E che c'entra tutto questo con San Valentino.
E’ del tutto improbabile che stasera tu abbia ricevuto rose rosse, diciamocelo. San Valentino non si festeggia più in modo convenzionale, con buona pace del marketing aggressivo. Mettiamo, però, che - in ogni caso - a te le rose piacciano: c’è una ragione storica per cui accade. E c’entra con le psicologie di personaggi eccezionali, che ci lasciano straordinarie lezioni d’amore.
Sono 150 le specie di rose: più di 30.000 varietà, ibridi e cultivar. Senza contare tutte le rose riprodotte senza le autorizzazioni - e i fossili di rosa!! Si va da quelle alte 20 centimetri alle rampicanti di 15 metri. In Europa, l’avvio della coltivazione delle rose si deve all’imperatrice Giuseppina, prima moglie di Napoleone. Vuoi ridere? Il suo secondo nome? Sì, ha indovinato. Si chiamava (Marie-Josèphe) Rose.
Bene. ORA SAI PERCHE’ PORTARE RISPETTO ALLE ROSE. Forse non sai, però, le storie di alcune rose che, prima o poi, ti sono capitate fra le mani.
Il successo della rosa rossa, da San Valentino alla Regina Elisabetta
235 D.C., Terni. Un giovane di nome Valentino si converte al cristianesimo e in tempo record diventa vescovo - a 21 anni (ci sarà stata poca concorrenza, immagino). Dovrà aspettare i suoi 97 anni, invece, per diventare il santo degli innamorati. Che cosa combina per meritarsi la decapitazione? Suona strano, ma celebra uno dei primi matrimoni misti: sposa un pagano con una giovane cristiana ammalata. I due muoiono dopo poco, e pure il nostro, per ordine di Aureliano. Passano i decenni e nel IV secolo la ricorrenza del santo sostituisce la festa pagana del dio Pane, di Fauno e Luperco. E la rosa rossa?
Pare che l’abbinamento rosa rossa-San Valentino si debba ai primi libri di simbologia dei fiori, attorno a fine dell’Ottocento. In quegli anni, si inizia a stabilire che:
1 rosa rossa = amore a prima vista
3 rose rosse = ti amo
9 rose rosse = per tutta la vita
100 = ti sono devotǝ
108 = mi vuoi sposare?
365 = ti amerò ogni giorno della mia vita
999 = il mio amore non avrà mai fine
Cambio di scena.
1927, Bond Street, Londra.
La vetrina di una profumeria è allestita con rose rosse e foglie rosso-brune di cavolo. La gente, stupita dall’accostamento inusuale, fa la fila per giorni. Non si parla d’altro in città. Connie Spry, l’autrice di quella vetrina, incoraggiata da tanto calore, finalmente si sblocca e decide di aprire il suo primo negozio di fiori: forme, abbinamenti e scelte di rose sono da quel momento rivoluzionate. La nota una certa Elisabetta Windsor, che punta su di lei per gli addobbi del matrimonio e, poi, della sua incoronazione.
Il motto della fioraia?
Fai ciò che ti piace, segui la tua stella... Apri la tua mente a ogni forma di bellezza... Studia, studia, studia.
La prima rosa gialla: Incaponirsi come Pernet
Facciamo un salto indietro nel tempo.
Fino al 1883, le rose erano solo bianche, rosa e rosse. Joseph Pernet, botanico francese, aveva, invece, un solo obiettivo: inventare la rosa gialla. Questo il resoconto di uno storico del tempo.
Esisteva a quei tempi al Giardino botanico di Lione un esemplare di “Persian Yellow”. Ora, il polline di questa varietà è generalmente sterile. Pernet, per sua fortuna, non lo sapeva. Così, per anni, tornava ogni primavera a prelevare il polline da quest’arbusto per tentare di ottenere un Ibrido a fiori gialli, senza successo. Infine avvenne il miracolo: un giorno gli accadde di prelevare, caso eccezionale, del polline fertile, e la sua pazienza fu ricompensata nell’ottenere la prima rosa al mondo di colore giallo.
Nasce la “Soleil d’Or”, che renderà Pernet - oltre che ricco e felice - un mito. Cosa c’entra con la psicologia?
Prima di lui, era un’altra storia. Che è quella nostra, quando facciamo scelte d’amore: cambiamo.
Se il buon Pernet avesse saputo della sterilità della rosa madre, forse non avrebbe tentato l’ibridazione così tante volte, no? Un errore di valutazione iniziale - anche in amore - può regalarci fiori inaspettati.
Allo stesso tempo, però, meglio chiederci quali sono le premesse dei nostri incaponimenti. Se - come Pernet - stiamo 10 anni su un amore che si fonda su premesse sbagliate, forse è meglio fermarci un attimo e interrogarci. Come chi rimane innamoratǝ dei suoi ex per anni, o si invaghisce di persone che non contraccambiano: quello non è amore, sorry. L’amore è sempre reciproco.
Il miraggio della rosa blu
Non ne ha parlato solo Zarrillo, no no. La rosa blu è un vero e proprio rompicapo per intere generazioni di ibridatori (Qui sotto è, infatti, un plumpago).
Dicono gli esperti:
Il problema è che non esiste alcuna rosa che possegga il gene del colore blu puro. Quindi una rosa blu non può essere ottenuta, se non attraverso una modificazione genetica. Ancora oggi, i ricercatori stanno tentando di prelevare questo gene da piante di un genere diverso (…) che possiedono forte e dominante il gene all’origine del blu, la delfinidina, sostanza che sono riusciti a far produrre alla rosa ma con risultati del tutto insoddisfacenti.
Anna Peyron, 2020, p. 120
E: dunque?
La genetica è genetica. Se, per esempio, siamo altamente sensibili lo è per una ragione genetica. Facciamocene una ragione.
E’ l’ideale non avere una rosa blu? Dubito. Però: è con il reale che dobbiamo fare i conti, cercando strategie di risoluzione per problemi complessi. Per esempio: può essere utile capire quali sono le strategie per convivere meglio con la nostra alta sensibilità. Certo non è utile far finta di essere come tutti gli altri, nemmeno di AMARE come tutti gli altri.
La difficoltà di stabilizzazione della rosa blu ci può ricordare che un amore è raramente in equilibrio. Siamo cresciutǝ nel mito del 50/50, peccato che non possa essere così.
La rosa Noisette e la liberazione di Celestine
Ancora indietro nel tempo.
Siamo a fine Settecento: un botanico francese - tale Noisette - emigra prima a Santo Domingo e poi nella Carolina del Sud. Nella prima tappa si innamora di Celestine, una giovane schiava mulatta, che sposa e con cui fa sei figli. Anni dopo diventa famosissimo per una nuova rosa, che prende il suo nome e fa la sua fortuna. C’è un piccolo problema, però: Celestine & sons sono “illegali” negli Stati Uniti del Sud, dove vige il divieto dei matrimoni misti. Un giorno - come di solito accade - Noisette muore.
Il suo testamento è un esempio di amore & responsabilità. Riconosce i figli come suoi e nel nominare i fratelli suoi esecutori testamentari, chiede che tutti si prendano in carico la madre. Poco prima di morire, poi, aveva fatto partire una petizione per l’emancipazione di Celestine e dei loro figli dalla condizione di schiavitù. Muore prima di sapere che ha vinto.
La rosa Noisette ci ricorda che:
quando vogliamo bene a qualcunǝ, la sua dignità è una nostra responsabilità.
Le rose dei Freud
Concludiamo con il primo psicologo, Sigmund, e il giardino della casa di Londra. Ci arriva nel 1938 e trova già rose, ortensie, alberi di prugne e mandorli.
Ci sono ancora oggi.
Quando si ammala, si farà sistemare il letto proprio di fronte al giardino, per poterlo guardare. Sarà lì che leggenda vuole abbia confessato di aver sbagliato tutto: la sua vocazione erano fiori e giardini. Come dargli torto?
L’amore per le piante passò anche al nipote, Lucian Freud, il pittore inglese. Che, infatti, dipinge tantissimi fiori e piante, come in questo ritratto.
Lucian ebbe 14 figli e - mi pare - 3 mogli, ma potrei essermene persa qualcuna. Di sicuro so invece chi è stata la sua esecutrice testamentaria: una delle figlie.
Il suo nome?
Rose.
Grazie per aver letto fino a qui! ;)
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
M(ercoledì)arzia
PS: se per caso ti fossi appassionatǝ anche tu a queste storie, qui trovi interessanti partenze.
PPS: dedico questa newsletter d’amore alle mie amiche. Indovina come si chiama una di loro? Già già.