Cose che fai per scappare da te stessǝ
Nessuno ama senza difese - perché non si vive, senza difese. Sappi, però, che le tue si vedono piuttosto bene - dal di fuori. Tanto vale parlarne.
C’è chi evita di discutere, chi nega i problemi, chi sublima le tensioni delle relazioni andandosene. Di qualsiasi relazione si tratti - anche quella con te stessǝ - come tuttз, anche tu hai difese. Brutalmente, perché hai paure, da cui difenderti.
Quali usi, allora? E per proteggerti da cosa?
Ti sarebbe piuttosto utile saperlo, anche perché - piccolo spoiler - da fuori si vedono piuttosto nitidamente.
In questa newsletter:
ti racconto l’evitamento: in coppia, al lavoro, nella musica;
uso l'ultima canzone di Jovanotti per definire il pensiero di fuga - variante piuttosto diffusa (e poco conosciuta) dell’evitamento;
condivido con te la marea di canzoni che parlano di evitamento - chi se lo aspettava;
ti regalo una scena d’amore piena di difese. Epperò, tenerissima;
ti butto lì un paio di opzioni per imparare ad amare le tue difese. E, allo stesso tempo, per avere il coraggio di lavorarci su, magari smontando qualcosina.
Una difesa a caso: l’evitamento
Che cos’è e perché c’è in giro.
E’ una strategia comportamentale messa in atto per riuscire a gestire al meglio emozioni, per lo più considerate negative.
Forse è uno dei meccanismi più diffusi, e facile da vedere. Non ci credi?
Qualche esempio.
Mentre si parla di una cosa importante, c’è chi inizia a fare altro - di solito, qualcosa che implica un pc o un telefonino. Ci si scherma, insomma.
Quando non si vuole parlare di qualcosa - anche solo di come si sta, o di un tema che si considera problematico per sé (non necessariamente per gli altri) - non ci si fa più vedere o sentire per un po’, anche con gli amici. Si ritorna in pista quando le cose vanno meglio. Ci si lecca le ferite da solз, in buona sostanza.
Quando le cose si fanno sul serio, ci si ritrae. Lo vogliamo chiamare ghosting?Attenzione: riguarda qualsiasi relazione, anche quelle fra amici. Ne parla un capitolo di questa auto-fiction di Elizabeth Day (questo).
C’è chi si immerge in attività compulsive e totalizzanti in periodi particolarmente stressanti o in fasi della vita complicate (es: nella vecchiaia), per non dover sentire quanto fa male accettare di essere fallibilз.
C’è chi si nasconde dietro gli impegni, i figli, la mancanza di tempo, pur di non parlare di quello che sta succedendo. Anche questo è evitamento.
Darsi per mortз è un comportamento evitante.
Anche affogare (i propri drammi) nell’alcool, nelle sostanze, in comportamenti ripetuti e dipendenti è un comportamento evitante.

L’evitamento può essere anche una risposta al burnout. Si evitano colleghз - o di parlare di lavoro - non perché non ci piacciano, ma perché non ci piacciamo noi, e forse non abbiamo nemmeno più le forze per lavorare decentemente. Ne avevamo parlato qualche tempo fa qui.
Saresti l'ultimǝ a saperlo, se fossi in burnout
Gennaio è un mese impietoso. Dall’alto dei suoi interminabili 31 giorni, ti fa capitare un po’ di tutto. Come questa telefonata.
Il pensiero di fuga
L’evitamento si presenta anche come pensiero di fuga. In questo caso non ci sono comportamenti, ma cose che le persone pensano - e qualche volta dicono - per evitare di sentire quello che c’è.
Questa canzone ne è un vero e proprio trattato psicologico. Anche se chi la canta non ti piace, non evitarla (!), ne vale la pena.
Chi di noi non ha pensato almeno una volta: “Ho sbagliato tutto, vivo una vita che non è la mia”? Il buon Jovanotti la risolve, alla fine, dicendosi: “Una via di fuga esiste solo se non la intraprendi, come un patrimonio esiste solo quando non lo spendi”.
E c’ha ragione, pensa te.
Il pensiero di fuga esiste per sganciarci dalla realtà senza metterla veramente a repentaglio. E’ un modo - strambo e contorto, come tutte le difese - per permetterci di tollerare noi stessз e i nostri guai (o quelli che pensiamo siamo i nostri guai - che per gli altri raramente lo sono), lasciando un’ipotetica porta aperta su scenari alternativi.
Che paura c’è, dietro queste difese?
Vediamolo.
Chi in coppia pensa spesso all’ex, senza mai tradire davvero, ha un pensiero di fuga. A cosa serve tener viva una relazione morta e sepolta del passato? Boh, forse è per difendersi dal terrore di impegnarsi. Chissà che cosa potrebbe succedere se ci si lascia andare.
C’è chi si costruisce online un’altra identità per dire e fare cose che non si sognerebbe mai di fare, nella vita vera. E, allora, perché lo fa? Forse perché ha paura di (far) vedere aspetti di sé tenuti chiusi col chiavistello.
C’è chi passa la vita a dire che si stava meglio quando si stava peggio. Idealizza il passato come strategia per evitare di spremersi le meningi, affrontare le angosce e trovare soluzioni ai problemi. Si chiama mindset statico, e ha molti correlati poco adattivi. Un libro - su tutti - ne parla: questo.
Che ci faccio, se le riconosco in me (o in altrз)?
Don’t panic.
Prima di tutto, niente panico. Non è stato ancora trovata in natura una personalità non difesa.
Accetta, che è meglio.
Anziché negare l’evidenza, ascoltati e ascolta chi ti vive intorno. Che cosa stai evitando di vedere? Di che cosa non vuoi parlare? Quali argomenti sono tabù per te ora? Forse è l’ora di sbloccarsi.
Un po’ di amore non guasta.
Le difese per essere cambiate vanno amate, come tutto il resto che ti riguarda. Se ci riesci, facci amicizia, interessati di loro, chiedi il loro punto di vista.
Una specie di dialogo con l’evitamento, potrebbe iniziare così:
“Caro evitamento, mi stai molto simpatico e mi sei stato tanto utile. Ora, però, dimmi, di grazia: a che mi servi? Che cosa nascondi?”
Sei in buonissima compagnia.
Eccoti qui una playlist di canzoni in cui c’è evitamento, secondo l’umilissimo parere di chi scrive. Se vuoi aggiungerne qualcuna, basta mandarmi la tua mail: ti farò co-editor della playlist condivisa. Vuoi mica dirmi che hai di meglio da fare?
Ti lascio con una scena d’amore tenerissima, qui sotto.
E con il finale della canzone di prima che dice: “Ma ci sono momenti, amore mio, che non importa - Perché il cuore a volte è un muro duro, ma l’amore è una porta”.
E tu, mi risponderesti, d’un fiato, lo so: “OH YEAH”
Preferisci così?
Alla prossima!
M(ercoledì)arzia
PS: Grazie per aver letto fino a qui! ;)
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
Dalla lettura di Mercoledì.
“Ti amo”, disse Vincent.
“Non ti credo”, disse Misty. “Secondo me, il tuo è un interesse sociologico. Ti piace la novità, ma andrà scemando e ti annoierai”.
“Senti”, disse Vincent, “ma è davvero così terribile che qualcuno ti ami?”.
“Sì”, disse Misty.
“Intendi che ti ami uno come me?”.
“Sì”, disse Misty. “Non capisco. Secondo me tu pensi che uscendo con una persona totalmente diversa da qualsiasi altra tu abbia mai frequentato, di colpo ti sentirai un adulto”.
“Capisco”, disse Vincent. “Vuoi dire che non ti fidi di questo sentimento. Secondo te dipende da come sono fatto io o da come sei fatta tu?”
“Interessante”, disse Misty. “Non lo so”.
“Ascolta”, disse Vincent. “Io non mi sono mai innamorato, prima di incontrare te. Non ho mai detto ti amo a nessuna. Per me è tutto nuovo, e tu ti stai comportando come una primadonna. E se fossi tu ad annoiarti di me? Magari sei tu quella ad avere un interesse sociologico e ti piaccio solo per quello”.
“Non ho mai detto che mi piaci”, disse Misty.
“Così va meglio”, disse Vincent. “Però ti piaccio, vero?”
“Forse”, disse Misty. “In ogni caso, questa cosa non ha la mia approvazione”. Si alzò per sparecchiare. Vincent balzò in piedi per aiutarla. Lei lavò i piatti in silenzio e lui li asciugò in silenzio, aprendo tutti i pensili della cucina per capire dove riporli. Lavorarono fianco a fianco di fronte al lavello, e Vincent si sentì molto appagato. Questo, pensò, è essere adulti e fare vita di famiglia. Lo ripeté a Misty.
“Che idiota che sei”, disse lei.
I piatti furono lavati, asciugati e messi a posto. Misty e Vincent si ritrovarono in piedi nel soggiorno. L’aria intorno a loro era di nuovo tesa: la tensione dell’ineluttabilità.
“Mi piacerebbe se fossimo un po’ meno imbalsamati”, disse Vincent.
“E’ un modo educato per dire che pensi che dovremmo andare a letto?”
“Sì”, disse Vincent.
“Ok”, disse Misty. “Andiamo”.
Laurie Colwin, Felici tutti i giorni, 1978, pp. 108-109