Sei fedele?
Al progetto che hai di te? Forse è ora di chiedertelo, perché è l’unica cosa che conta. Anche quando ti innamori.
Come sei complicato, Febbraio: metti insieme Sanremo e San Valentino. Uno che finge d’esser santo senza esserlo: il suo patrono è San Romolo - e ho detto tutto. L’altro che sembra fatto apposta per ricordare a chi è single di esserlo. E a tutti gli altri, che è meglio rimediare qualcosa sennò chissà che succede.
Facciamo così: che invece di parlar d’amore in conto terzi, parliamo di quello è accessibile a chiunque: la fedeltà a se stessi.
Non è arroganza o mancanza di umiltà. E’, invece, l’unica cosa che conta. Anche quando ci si innamora.
Rimanere fedeli a se stessi - ai propri talenti, a quello che tiene in piedi la gioia di esserci, il motivo per cui ci si sente al mondo - aiuta ad innamorarsi bene. Di persone che quel talento lì, quella fedeltà, la rispettano e la aiutano a svilupparsi.
La sai la storia della moglie del violinista? Vado a memoria.
Un violinista talentuoso si innamora di una donna bellissima. Una volta sposati, il violinista continua ad esercitarsi in casa. Dopo un po’, la compagna inizia a lamentarsi del suono costante del violino. A poco a poco, allora, il marito, per non darle disturbo, inizia a suonare sempre meno. Finché smette del tutto, diventa triste e inizia a bere.
Come finisce la storia?
Che la moglie lo lascia per mettersi insieme a un altro violinista.
Eh già, la fedeltà a se stessi è complessa - e può anche ferire chi non è disposto ad accettare il progetto che hai su di te. Attenzione, però: E’ una bestia grama, la mancanza di fedeltà a se stessi. Se non la ascolti, trova il modo per ritorcesi contro.
Ti sembrerà non centrare niente, ma questa è Franca Sozzani, storica editor di Vogue Italia. Se non la conosci, recupera. Una che ha cambiato moltissimo la narrazione della moda contemporanea, influenzando stile e editoria.
Bene, lei amava dire:
Non voglio fare quello che si aspettano da me, ho bisogno di creare le mie storie.
In altri termini: se fai sempre quello che gli altri si aspettano da te, corri il rischio di tradire chi sei, i tuoi bisogni profondi e valori.
In questa newsletter col botto:
ti spiego perché il rimpianto principale delle persone in fin di vita è quello di non essere state fedeli a se stesse - per via di influenze ambientali, paure e limiti auto-indotti;
analizzo alcune paure ricorrenti che bloccano questo percorso di fedeltà;
ti consiglio 4 romanzi che si leggono d’un fiato e che hanno come tema proprio questo: come fare per rimanere fedeli al progetto di sé, crescendo;
ti “obbligo” a fare un esercizio da cui trarre ispirazione. Mi ringrazierai.
Partiamo dalla fine.
Il rimpianto più comune
Chi si occupa di malati terminali si trova spesso a raccogliere i rimpianti di una vita. Pare che quello più frequente sia NON AVER VISSUTO UNA VITA FEDELE AI PROPRI PRINCIPI (lo documentano qui).
C’è chi ha smesso di suonare, chi non balla più, chi ha fatto suoi valori lontani pensando di fare bene. C’è chi si è nascosto sotto mille impegni per non ascoltarsi più: campioni di evitamento, già (ne abbiamo già parlato poco tempo fa, qui).
Ancora, c’è chi è diventato quello che voleva la propria famiglia, salvo poi sentirsi irrimediabilmente “fuori posto”. Secondo Natalia Ginzburg (ma tieni conto che l’ha scritto nel ‘48, p. 105), capita più spesso alle ragazze.
Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla.
Ne era talmente convinta che, quasi quarant’anni dopo (1986, p. 109), continuava a scrivere:
Così mi pare d’esser sempre al buio. Mi pare d’esser cieca e di muovermi toccando le pareti e gli oggetti.
Succede questa cosa, infatti, quando perdiamo fiducia in chi siamo: finisce che ingombriamo meno spazio. Illuminiamo di meno. Viviamo di meno, in buona sostanza.
Che cosa ci blocca
Le condizioni ambientali, le paure (fuori e dentro di noi) e i limiti auto-indotti. Vediamoli per bene.
1) L’INFLUENZA DI CHI CI CIRCONDA
Stare con depressi, deprime. Con arrabbiati, arrabbia.
Qualunque siano le caratteristiche dell’ambiente che frequenti, non puoi permetterti di minimizzare l’impatto che ha su di te. Nel bene e nel male.
Si parte dall’influenza delle culture familiari per arrivare alle pressioni dell’ambiente di lavoro, alla casa in cui vivi, a ciò che mangi e a chi frequenti. Il vecchio adagio dice che si finisce per assomigliare alle 5 persone che si frequentano di più.
Pensaci un attimo.
C’è poi un’altra influenza che ci arriva un attimo dopo che provi a modificare le cose: le mille maniere in cui si manifesta la resistenza dello status quo. Di solito è rabbia. E che si fa con la rabbia?
Ho una storiella anche per questo.
Un uomo andò da Budda urlandogli contro, mentre questi se ne stava pacifico come se nulla fosse. Quando gli fu chiesto come avesse fatto a mantenersi calmo in quella situazione, Budda rispose: “Se qualcuno ti dà un regalo e tu scegli di non accettarlo, quel regalo a chi rimane?”
2) QUELLE DANNATE PAURE
Di solito chi fatica ad ascoltarsi è perché ha paura:
di sentirsi ridicolo;
di ferire qualcuno o di fare errori - entrambi scenari inevitabili;
di uscire dalla propria zona di confort;
di non riuscire a perdonarsi per i guai combinati;
di mostrarsi nella propria vulnerabilità.
Che potrei continuare per ore, l’hai capito.
3) I LIMITI CHE TI AUTO-IMPONI
C’è poi una categoria tutta psicologica che impedisce la fedeltà e annichilisce il coraggio. Sono tutte quelle idee sbagliate che le persone hanno di se stesse. I limiti che si sono imposte perché hanno interpretato in maniera restrittiva alcuni vecchi consigli, o perché hanno idee distorte su quello che devono fare per campare. Cose del tipo: che non ce la faranno mai. O altre narrazioni distorte (qui ne avevamo viste un paio).
Così facendo, ci si tradisce.
Vuoi un mantra che ti possa aiutare nel tener fede?
NESSUNO TI DEVE NIENTE. MA TU TI DEVI TUTTO.
Prego.
Parti da chi è fedele
Le persone felici sono quelle fedeli a se stesse. Hanno le loro difficoltà, tireranno le parolacce anche loro quando prendono gli spigoli, ma, alla fine, essendosi trovate e celebrate, le senti. Le senti quiete.
Le persone fedeli non giudicano chi vive secondo i propri principi. Non proiettano la propria sofferenza sugli altri. Non manipolano, perché sanno quanto sia vitale la libertà di cui ognuno deve poter disporre.
Sono felici per gli altri. E lo sono ancor di più quando intuiscono che quello che stai facendo lo fai per te stesso - per rimanerti vicino, mica per interesse.
Restano aperte, queste persone. Curiose, disponibili - ma non banali. E’ gente compassionevole e non pietosa, gente che aggiunge e non ti toglie niente.
Gente che il cuore esulta.
Esercitati a esserlo anche tu
Recupera carta e penna.
Pensa a una persona che ammiri perché senti che è intimamente fedele a se stessa. Può essere qualcuno che conosci bene, o che hai incrociato. Anche un personaggio “famoso” o inventato va bene.
Risponditi per scritto a queste domande:
Che cosa ammiri di lui/lei?
Quali qualità ti attirano? (scrivitene almeno tre su un foglio)
Di che persone si circonda? Che caratteristiche hanno queste persone?
In che ambiente vive? (Descrivilo con cautela)
Quali aspetti del suo ambiente (fisico e sociale) secondo te lo/la aiutano a rimanere fedele?
Che strumenti ha a disposizione? Per strumenti, intendo non materiali, ma cose o qualità di cui dispone per continuare la sua promessa.
*Fine dell’esercizio*
Al fondo di questa newsletter ti spiego come leggere le tue risposte.
Leggici su
Per ispirarsi e tenersi fedele, Mercoledì usa i romanzi - e qui te ne suggerisce di deliziosi. Oddio, anche duri.
Intendiamoci: per te può valere altro (musica, pittura, cinema). Basta che sia arte. Perché?
Lo scopo dell’artista non è di fare denaro, scopo dell’artista non è di vendere, scopo dell’arte è di cercare e possibilmente trovare. I sogni della pubblicità sono sogni legati alla vendita, si promette a un consumatore che se farà un viaggio sarà protagonista e sarà vincente, invece l’arte ci fa capire che non ci sono vincenti o perdenti nella vita e che questa mitologia della vittoria e della sconfitta è una mitologia pubblicitaria.
Giuseppe Pontiggia, Dentro la sera, 1994/2017, p. 44

Grazie per aver letto fino a qui!! ;)
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
*Le qualità che hai notato ti appartengono. Sono quelle che pensi di meritare anche tu. Prova a coniugare quello che hai scritto alla prima persona singolare. Io ho queste caratteristiche, il mio ambiente è ….
Immaginale come strade per rimanere fedele. Ti servirà.*
Tua,
M(ercoledì)arzia
Dalla lettura di Mercoledì.
Un giorno qualunque, dopo essere stata dimessa da una clinica, stavo tornando a casa, e mentre percorrevo le strade di Szeged in condizioni di salute pietose, ho avuto un’intuizione: che io dessi o non dessi il mio contributo, a nessuno sarebbe mai importato un accidente. Nessuno avrebbe bussato alla mia porta implorandomi di continuare a lavorare. Se tutt’a un tratto mi fossi fermata, o se un po’ alla volta avessi ridotto i miei sforzi e non fossi riuscita a esprimere tutto il mio potenziale, la perdita sarebbe passata del tutto inosservata agli occhi del mondo. E un mondo privato di un contributo importante sembra ordinario. E’ la definizione di status quo. Non so da dove venisse la mia intuizione quel giorno. Ma mi ha accompagnato per anni e anni: anni in cui ero invisibile, anni in cui quasi ogni messaggio che ricevevo, implicito o esplicito, sembrava suggerire la stessa cosa: Questo lavoro non fa per te, Kati.
L’intuizione mi ha aiutata ad andare avanti. Mi ha reso testarda laddove altrimenti avrei potuto arrendermi. Forse non vi capiterà mai di essere colti da un’illuminazione improvvisa come la mia. Allora voglio essere io a dirvelo, adesso: Non fermatevi.
(…)
Il succo del discorso è che dovete fidarvi di ciò che è dentro di voi. Coltivatelo, quel qualcosa, anche quando - soprattutto quando - nessun altro mostra interesse. Insomma, continuate ad andare avanti. Continuate a crescere. Continuate a muovervi verso la luce. Voi siete il potenziale. Voi siete il seme.
Katalin Karikò, Nonostante tutto. La mia vita nella scienza. 2024, pp. 260-1
Che bello, grazie! Non poteva arrivare in un momento più giusto della mia vita questa newsletter!
Grazie M(ercoledì)arzia per avermi dato un ulteriore spinta ad essere fedele a me stesso in questa scelta e in quelle che dovrò affrontare!