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Mese, settimane, giorni difficili. Mercoledì arriva tardi, dopo un po’ di silenzio. Si farà perdonare a dicembre. Promesso.
Ti hanno sempre detto che la tua empatia di persona altamente sensibile era un dono per il mondo. Che faceva luce. Benissimo: peccato che in queste settimane - per chi è single, per chi è in coppia, per gli uomini come per le donne che hanno nella loro vita subito molestie - ovvero: TUTTE - sia stato particolarmente difficile reggere tutta questa empatia. C’è più d’un lato oscuro.
Se nessuno è certamente rimasto indifferente a quello che è successo, alle parole della sorella, allo strazio delle polemiche cattive - sale su ferite aperte -, è del tutto probabile che per chi è altamente sensibile tutto questo abbia significato molto di più. Potrebbe esserti accaduto di avere il sonno disturbato, di percepire le sensazioni fisiche e emotive tipiche di chi subisce un trauma - cambio di appetito, ritmo del sonno/veglia sballato, pensieri ossessivi, confusione, ricordi che emergono all’improvviso. Oppure: è del tutto probabile che tu abbia semplicemente - tra 1000 virgolette semplicemente - assorbito tutte le emozioni che sono circolate in giro. In ogni caso, se continua, contatta chi può aiutarti.
L’EMPATIA ha i suoi lati oscuri.
Eh.
1. Non è regolabile
L’empatia non ha interruttore. On/off. Permette di percepire gli stati emotivi degli altri in maniera incontrollabile. Non è che esco la sera, si dice Mercoledì, e lascio l’empatia a casa. “Non chiamatemi che tanto non empatizzo”, come se fosse un telefonino. Perchè - altro limite - gli empatici di solito non è che fraternizzano con chi è felice.

2. Ci rende ancor più suscettibili
L’empatia è così, può attivarci reazioni emotive indesiderate. Te l’avranno detto in centinaia: “Non puoi farti entrare le cose e farle scivolare via?” E’ proprio impossibile. Gli studi neurofisiologici mostrano che il nostro cervello funziona diversamente - corteccia pre-frontale, insula e neuroni-specchio. Rimane tutto più impresso, più a lungo, e con maggior profondità. Leggi qui.
3. E se l’empatia fosse il tuo modo per controllare gli altri?
Un altro lato oscuro dell’empatia potrebbe essere legato al fatto che più degli altri abbiamo paura e che, quindi, “sentire” è un modo per controllare le cose in un ambiente che percepiamo “più” degli altri.
Per non prenderci troppo sul serio, partiamo dagli animali. La ricerca biologica dice che pesci, maiali, criceti, e capre “altamente sensibili” sono più circospetti di fronte a nuovi ambienti. Ci mettono più tempo a esplorare: in sostanza, hanno più paura degli altri.
Come risultato, la paura ti può portare ad assumere comportamenti compiacenti - fai cose non per reale interesse, ma per sostanziale paura delle reazioni degli altri. Questo a sua volta è legata ad una cronica mancanza di autostima.
Se poi vieni da una classe sociale svantaggiata, è del tutto probabile che tutto questo sia amplificato. Per forza: per essere qui, hai dovuto superare barriere, fare esami (e passarli), dovendo costantemente dimostrare qualcosa. Essere empaticǝ è, in fondo, un modo per inserirsi in ambienti strutturalmente ostili. Fraternizzare accettando incondizionatamente per essere accettatǝ a nostra volta. Laddove per altri tutto questo non è stato necessario: era semplicemente naturale, coerente con le frequentazioni di famiglia e con le modalità di vivere vita e lavoro in totale continuità.
Ti picchiano sulla spalla e non sai se ti incoraggiano o vogliono solo dirti di stare a cuccia. E allora non ti fidi mai fino in fondo e sei pronto a mordere la mano che ti sfama.
Alberto Prunetti, 2022, p. 25
Lo dicono anche gli studi clinici su chi ha avuto - ahilui, ahilei - un’infanzia infelice, in cui scrutinare la gente è risultata una reazione di fronte a genitori incostanti e imprevedibili. Su questo, Teal Swan - che non è una psi ma questa cosa la comunica molto bene - la mette giù piano piano.
COME SE NE ESCE?
I MANTRA DI MERCOLEDI’
Mercoledì non ti tedierà con la solfa del mettere confini. Però sia tu che lei lo sapete, che quello è il primo punto, vero? Bene, passiamo al secondo.
Non devi dimostrare niente a nessuno
Nemmeno all’esame, nemmeno in condizioni di valutazione, nemmeno col nuovo fidanzato. Lo sai che spesso chi è dall’altra parte ha altri pensieri per la testa? E che le tue performances sono solo un piccolo pezzo di un processo molto più ampio, che spesso non ti riguarda quasi per nulla? Le decisioni sono processi, non eventi. Non serve SEMPRE controllare che cosa pensano gli altri. Mercoledì lo sa che stai già dando il massimo. Ripeti: Non devo dimostrare niente a nessuno.
Smettila di usare l’ironia come sistematica difesa (dai traumi subiti)
Non è tenendoci a non passare per vittima che si risolvono le questioni. Nemmeno usare sempre l’(auto)ironia per non parlare dei problemi o per giustificare i torti subiti. E’ solo accettando di aver subito un’ingiustizia che si elabora. Se, invece, sei nel campo dell’ironia è perché ti stai ancora difendendo, mentre qui è ora di andare avanti. Tutti quanti.
Exotopia
E’ il contrario dell’empatia, per certi versi. Significa riconoscersi diversi dagli altri e riconoscere la loro diversità. Mentre l’empatia punta alla sintonizzazione e all’uguaglianza, l’exotopia valorizza l’eterogeneità e la differenza.
E’ il primo passo per ascoltarti e ascoltare. Non chiederti: che cosa ne pensano gli altri, di questa cosa? Ma: Cosa ne penso io? In che cosa mi riconosco diversǝ su questo punto?
In una relazione di coppia, significa andare attivamente a cercare quelle cose dell’altrǝ che lo rendono diversǝ da te, farsi incuriosire da come vede il mondo. Senza giudizio. “Cosa ti piace di questo?” “Come mai hai fatto questa scelta?” “Mi racconti che cosa ti ha fatto ridere oggi?”.
Se ti guarda strano, basta dire: “Baby, sono exotopa, oggi”!
Grazie per aver letto fino a qui!
Per commenti, basta rispondere a questa mail – e sì, rispondo a tutte le mail.
M(ercoledì)arzia
C) risposta corretta.
Dalla lettura di Mercoledì.
La vedo come la Yourcenar quando diceva che si può essere felici senza mai smettere di essere tristi, ma vale anche al contrario per me, ovvero che si può essere tristi senza mai smettere di essere felici, una specie di aforisma dal senso palindromo.
Enrica Tesio, Tutta la stanchezza del mondo, 2022